Si è avvalso della facoltà di non rispondere, salvo chiedere perdono per quanto ha fatto. Colpo di scena immediato nell’inchiesta sulle violenze di gruppo ai danni di un ragazzino disabile a Sant’Antimo. In queste ore il Tribunale di Napoli Nord ha revocato la misura del carcere nei confronti di G.G, 20 anni, uno dei tre indagati, accogliendo l’istanza presentata dal legale, l’avvocato Mario Angelino.
Sant’Antimo, minore disabile bullizzato da branco: uno di loro chiede scusa e viene scarcerato
Il giovane è ora agli arresti domiciliari in attesa del prosieguo delle indagini: decisivo l’interrogatorio di garanzia, al quale il 20enne è stato sottoposto dopo l’arresto, dinanzi al gip Vincenzo Saladino del tribunale di Napoli Nord.
Il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere, salvo poi mostrarsi terribilmente dispiaciuto per l’accaduto fino a chiedere scusa. Un pentimento che ha convinto il giudice a disporre la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari.
Restano in cella, invece, gli altri due indagati, L.F.B di 19 anni e V.V di 18 anni.
I tre giovani sono accusati di atti persecutori e violenza sessuale di gruppo nei confronti di un minorenne, con l’aggravante di aver agito approfittando della debolezza psichica e del ritardo cognitivo della vittima. Gli investigatori parlano di “gravissimo atto di bullismo” tra compagni di scuola.
Le indagini
Le indagini, scaturite dopo la denuncia della madre della vittima (ancora minorenne), sono state coordinate dalle due Procure napoletane che hanno chiesto e ottenuto l’arresto dei tre ragazzi. I fatti sarebbero avvenuti lo scorso marzo e sono emersi solo dopo l’intervento del genitore, che si è rivolta ai Carabinieri di Sant’Antimo.
Gli accertamenti dei militari dell’Arma hanno consentito di raccogliere “diversi elementi – spiegano gli investigatori – nei confronti dei tre indagati, compagni di scuola della vittima, che, con ripetute aggressioni fisiche, violenze verbali, ingiurie, offese, insulti ed atti denigratori”, gli hanno procurato “un grave stato di ansia e paura”. Alcuni episodi sarebbero stati anche ripresi con degli smartphone.