Si era vestito da donna per passeggiare in strada. E l’ha fatto per ben tre volte. Fu questa la ragione che spinse i vertici della Polizia a licenziare un agente per una condotta considerata «riprovevole. che denota mancanza del senso dell’onore e della morale». A distanza di anni, però, ottiene giustizia: avrà infatti diritto a ricevere gli arretati non percepiti in conseguenza del provvedimento disciplinare.
L’agente: «Non sono gay né transessuale ma amo gli abiti da donna»
Il poliziotto fece scalpore perché, pur ammettendo di non essere né gay né transessuale, confessò di amare gli abiti femminili. Una passione, a suo dire, così forte da spingerlo ad indossarli fuori dall’orario di lavoro mostrandosi in pubblico. Minogonna, tacchi, orecchini pendenti. Tre passeggiate sui generis, le sue, tra le strade di Venezia che di sicuro non passarono inosservate, al punto che la sua vicenda fu notata e segnalata ai suoi dirigenti e alla Questura. La decisione fu netta: destituita dal servizio.
Come riporta il Gazzettino, dopo una complessa e tortuosa vicenda giudiziaria, Il Tar del Veneto con una sentenza depositata ieri ha sancito che la persona transgender, oggi sessantenne, ha diritto di ricevere gli arretrati non percepiti. A seguito della destituzione, annullata dal giudice, il poliziotto fu riammesso in servizio ma con un temporaneo collocamento in aspettativa speciale fino al passaggio nei ruoli del personale civile. Ha perciò chiesto gli emolumenti non corrisposti nel periodo tra la sua destituzione e la sua riammissione. Si conclude così un altro capitolo di una vicenda controversa che tiene banco dal 2005.