20 settembre 2024

Napoli, tragedia al Santobono: bimbo di 3 anni muore dopo intervento. Verdi chiedono inchiesta interna

E’ morto all’ospedale Santobono di Napoli un bimbo di tre anni dopo un intervento di asportazione di un tumore al cervelletto. I genitori però, scossi dalla tragedia, lamentano la superficialità del personale e gravi carenze igienico sanitarie, che avrebbero inciso sullo stato di salute del piccolo. E’ quanto denuncia il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che chiede in merito l’apertura di un’inchiesta interna che faccia luce su eventuali responsabilità del personale medico.

“Ci è stato segnalato il caso di un bimbo di tre anni e mezzo morto lo scorso 18 marzo all’ospedale Santobono – spiega il politico – dove il piccolo era ricoverato in seguito all’intervento di asportazione di un tumore al cervelletto. La madre riferisce di gravi carenze durante la degenza del figlio. A tal proposito abbiamo chiesto alla direzione sanitaria dell’ospedale l’apertura di un’inchiesta interna per fare luce sulla vicenda clinica del piccolo e sulle eventuali negligenze nelle cure che gli sono state somministrate”.

“Mio figlio è arrivato al Santobono il giorno 12 febbraio – spiega Valentina Loffredo, la madre del bambino, intervenuta in diretta durante “La Radiazza” su Radio Marte – . Soffriva da tempo di alcuni problemi fisici, peraltro minimizzati dal pediatra. Sottoposto agli esami gli è stata riscontrata la presenza di un tumore al cervelletto. A causa della gravità del suo quadro clinico l’operazione è avvenuta dopo soli tre giorni, il 15 febbraio. Dall’uscita dalla sala operatoria alla morte di mio figlio, avvenuta un mese dopo a causa di un’infezione, ho avuto modo di riscontrare una serie di carenze sul piano igienico. Nonostante ci trovassimo in ambienti che richiedevano sterilità non ci veniva dato altro che dei vecchi camici. Niente guanti o altri dispositivi”.

Poi continua: “Il personale dell’ospedale dimostrava tra l’altro una certa superficialità sia nel rispetto delle norme igieniche sia nella valutazione delle problematiche di mio figlio. Il bambino era spesso affetto da uno stato febbrile al quale i medici non davano peso. Nell’ultimo giorno di vita, dinanzi alla desaturazione, lo hanno solamente intubato, senza adottare altri provvedimenti. Tra l’altro a mio figlio erano stati prescritti degli esami colturali, da inviare al Cotugno. Mi era stato detto che erano stati effettuati. Poi, post mortem, ho scoperto che in realtà non erano mai stati fatti”.

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