“Grande gruppo di gente umile che lascia sempre tutto in campo”. Con queste parole meno di dieci giorni fa Pepe Reina con un post su Facebook difendeva la squadra dagli attacchi mediatici di De Laurentiis. Era subito dopo la partita col Chievo e gli azzurri avevano vinto una importante partita anche se, nell’ultima mezz’ora del match, qualche presagio negativo si scorgeva. Al Bentegodi dopo il goal del 3 a 0 gli uomini di Sarri lasciarono letteralmente il passo ai veronesi. Poco male, in quanto in quella occasione si era in vantaggio di tre reti. Tutt’altra cosa se però rinunci a giocare come sai dal primo minuto, non sei in vantaggio di tre reti e l’avversario si chiama Atalanta.
Napoli-Atalanta è stata una partita sciagurata, dove umiltà e dedizione di cui parlava Reina, sono mancati. La superiorità tecnica non vale niente se non ci sei con la testa e con le gambe. Quarantotto ore dopo tocca già andare oltre con il pensiero. Domani sera si torna in campo e l’avversaria si chiama Juventus. Allo Stadium gli azzurri sono chiamati a riscattare l’inesistente prestazione di sabato contro l’Atalanta.
Con il turno di Champions contro la corazzata Real Madrid e lo scudetto gia assegnato praticamente alla vecchia Signora, la Coppa Italia non può non essere un obbiettivo per gli azzurri. Fino alla partita di Madrid il Napoli era considerata la squadra col più bel gioco d’Italia, divertente, spregiudicata e vincente. A venti giorni di distanza leggendo i titoli di giornali e facendo un giro sul web sembra quasi che si stia discutendo di una squadra che lotta per la salvezza. Attenzione: gli azzurri hanno perso soltanto due partite (tra cui una contro la squadra più forte d’Europa). Il rammarico è giustificato, la tragedia no. La sconfitta contro l’Atalanta dovrà servire per lavorare sui propri limiti e potrebbe risultare anche terapeutica. La sfida con la Juve domani è un’opportunità di riscatto!