20 settembre 2024

Napoli, ambulanza non arriva. 36enne in shock anafilattico salvato dalla mamma

Un gravissimo episodi di malasanità quello che si è verificato nei giorni scorsi a Napoli. A denunciarlo – tramite il portale Occhio di Napoli – una mamma, Giuliana Calabrese, costretta a salvare suo figlio, di 36 anni, vittima di uno schock anafilattico, con un’iniezione di adrenalina, dopo aver tentato inutilmente di contattare il 118 per più di un’ora. Espletate le prime cure, Giuliana ha trasportato personalmente suo figlio all’ospedale Cardarelli senza il ricorso al trasporto d’urgenza pubblico.

Queste le parole di Giuliana riportate dal sito Occhio Di Napoli:

“Buongiorno, sottopongo la mia lettera alla vostra attenzione perché sia diffusa e qualcuno provveda ad aiutarci in queste occasioni. Sono una mamma napoletana costretta a scrivere questa lettera per denunziare ancora una volta la nostra malasanità. Con mio figlio in shock anafilattico, domenica 13 gennaio, alle ore 7.30, è stato impossibile comunicare con il 118 perché fino alle 8.30 mi ha risposto solo la voce registrata.

Polizia e carabinieri, da me chiamati, nel frattempo, mi hanno risposto che non era compito loro. Praticamente mio figlio sarebbe morto se non avessi praticato a casa tutte le cure del caso, compresa l’iniezione di adrenalina.

La permanenza al Cardarelli, dove mio figlio è stato seguito da medici attenti, è servita solo a controllare il rientro dei parametri e a tenere sotto controllo un’eventuale ripetizione dello shock che, per fortuna, non si è verificata. Altre volte noi stessi abbiamo trasportato il ragazzo con la macchina, perché la crisi non era così violenta e noi abitiamo in zona ospedaliera.

Mi chiedo come facciano in evenienze simili persone che vivono lontane dagli ospedali. Mi sono dotata dei numeri di ambulanze private (quindi a pagamento) per eventuali altri episodi. E siamo a Napoli, e non in una sperduta isola dell’oceano. Abbiamo vissuto un analogo episodio a Sessa Aurunca (Caserta) ma lì l’ambulanza è venuta subito e l’assistenza è stata eccellente. Dovrei, dunque, trasferirmi? Purtroppo tutti questo è una vergogna. Dobbiamo continuare a vergognarci di essere napoletani e di vivere in questa città?”

 

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