Schiamazzi, bagordi e rumori molesti causati dal calcio balilla. Un gruppo di cittadini è arrivato a sporgere denuncia alla Procura della Repubblica, inviando nel contempo una missiva al primo cittadino di Marano al quale chiedono di emettere un’apposita ordinanza per “regolamentare o vietare lo svolgimento dell’attività rumorosa”. Fino a tarda notte, in alcuni punti della città, musica, fracasso e gare di calcio balilla sono diventate l’incubo dei residenti.
“Siamo un gruppo di cittadini che vivono, purtroppo, nelle vicinanze di bar e punti di ritrovo – scrivono i cittadini – Volevamo porre alla sua attenzione la situazione di disagio che ci troviamo a vivere. E’ noto ormai a tutti che la maggior parte dei bar presenti sul territorio svolgono la propria attività all’esterno del locale adibito a tale scopo e occupano lo spazio antistante, sia pubblico che privato, con tavolini occupati da avventori che passano il loro tempo a giocare a carte. Ancor più grave è il rumore prodotto dall’utilizzo del calcio balilla, nella stragrande maggioranza dei casi piazzati all’esterno dei locali”. I sottoscrittori della missiva pongono l’attenzione su alcune sentenze della Corte di Cassazione, in relazione all’inquinamento acustico e ai rumori provocati da schiamazzi di avventori dei bar e alla possibilità di poter sequestrare i locali. L’articolo di riferimento è il 659, comma 1 del codice di procedura penale.
“La violazione dell’articolo 659, comma 1, si configura attraverso qualsiasi attività atta ad arrecare disturbo al riposo e alle occupazioni delle persone indipendentemente dalla fonte sonora, che può consistere anche nell’esercizio di un mestiere rumoroso”. Ordinanze sindacali in tal senso sono state emesse in molti comuni italiani. Nella nostra regione è già accaduto in quel di Teggiano, in provincia di Salerno, dove il sindaco Michele Di Candia ha imposto lo stop al gioco a partire dalle ore 22. Coloro che non rispettano l’ordinanza possono incorrere in una sanzione pecuniaria e finanche nell’applicazione dell’articolo 659 del Codice penale, che prevede l’arresto fino a tre mesi.