Un’esecuzione, forse, decretata per avvertire anche gli altri. L’uccisione, plateale, di Antonio Pastella, 38 anni, affiliato alla cosca degli Amato-Pagano e uomo di fiducia del giovane boss Mariano Riccio, è stato un segnale forte.
Ma per capire il perché e da chi è stato decretato, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Dallo scorso anno.
Nel 2014 furono diversi gli omicidi che avevano una raccapricciante esecuzione in comune: le vittime, dopo essere state uccise, venivano carbonizzate. Secondo le informative delle forze dell’ordine, era una frizione interna al gruppo degli Amato-Pagano.
La cosca, leader assoluta dello spaccio degli stupefacenti, si era divisa. Da un lato i fedelissimi degli Amato, dall’altro il gruppo, legato ai Pagano, al cui capo c’era Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano.
Dopo il boss Riccio, il fedelissimo dello stesso, secondo gli inquirenti, era Antonio Pastella, fratello di Egidio attualmente irreperibile. Entrambi avevano il compito di provvedere al trasporto e alla custodia dei soldi delle attività illecite. Un ruolo di massima fiducia. Poi nel febbraio dello scorso anno l’arresto di Mariano Riccio: le redini dell’organizzazione sarebbero passate ad Antonio Pastella.
Il ras gestiva, secondo la Dda, le attività illecite di Marano e Mugnano. Un’intercettazione telefonica, tuttavia, potrebbe far capire il motivo dell’agguato mortale, il motivo per cui chi ha sentenziato l’uccisione dell’uomo e il perché: lo spaccio degli stupefacenti sulla zona di Marano.
Una telefonata dove è chiara la preoccupazione della vittima dopo la richiesta di ventimila euro per la gestione della piazza di spaccio da parte del gruppo, ricomposto, degli Amato-Pagano. Poi una frase emblematica: “Se dobbiamo fare la guerra dobbiamo essere più forti di loro, altrimenti togliamoci da mezzo”.
Ieri l’agguato nel bar, in un orario, le 13, dove per strada c’erano decine di persone. Sette colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata che non hanno lasciato via di fuga al 38enne. Il tutto nel cuore di Marano, il centralissimo corso Europa. Ieri sera, il ritrovamento a Mugnano, in una strada parallela a via Granata, dell’auto utilizzata dai killer.
E come spesso accade in questi casi: nessuno ha visto o sentito nulla. In città si respira un’aria surreale.