20 settembre 2024

Le piazze di spaccio tra Melito e Mugnano e quelle itineranti di Marano. Un business da centinaia di migliaia di euro alla settimana

Il giro d’affari fruttava poco più di 400 mila euro al mese, per la sola piazza di spaccio gestita da Andrea Castello, il 31enne giustiziato e ritrovato venerdì scorso nei pressi di una discarica a Casandrino. Era ed è attualmente uno dei market della droga più fiorenti di Melito, quello a due passi dalla circumvallazione esterna e dal deposito della Iveco. Il controllo di quel lembo di terra gli era stato affidato da Mario Riccio, il giovane e spietato boss agli arresti da qualche tempo, che poco meno di due anni fa aveva costituito la cellula scissionista della città di Marano. Un business che Andrea e il suo amico di sempre, Antonio Ruggiero, il 30 enne sparito dalla circolazione ormai da una settimana, avevano continuato a difendere con le unghie e con i denti, anche dopo la cattura di “Mariano” e nonostante gli “inviti” ad abbassare le pretese. I due non si sarebbero accontentati né di Mugnano, dove fino a pochi giorni fa operavano altri pusher nati e cresciuti a Marano, né tantomeno di una delle fiorenti piazze di Melito. Nessun passo indietro, nessun timore. Si sentivano al sicuro, protetti, inattaccabili. E assieme ad altri – secondo le ultime ipotesi investigative – avevano progettato uno sconfinamento in altre zone di Melito, da sempre sotto la giurisdizione degli Amato-Pagano o degli altri clan protagonisti della faida di Scampia. Sarebbero stati puniti anche per questo motivo, forse per la loro bramosia, inaffidabilità o per la loro sete di potere e soldi. Un fiume di denaro che, da circa due anni, era assicurato non solo dalle principali piazze di Melito (deposito Iveco e case popolari), ma anche da quelle di Mugnano e Marano, queste ultime perlopiù itineranti. In pratica le richieste agli spacciatori arrivavano – attraverso segnali in codice – direttamente via telefono e così, di volta in volta, venivano fissati anche i luoghi e gli orari per le relative consegne. Un modo sì rischioso, ma ritenuto ad ogni modo decisamente più sicuro rispetto al sistema stanziale.

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