Una vita stravolta a 22 anni. Maria Iavarone, giovane mamma di Grumo Nevano, a seguito di una valutazione sbagliata, si ritrova da un giorno all’altro senza più due dita e con serie difficoltà motorie. È il 2018 quando, in preda ad una febbre altissima e con dolori sparsi al corpo, arriva al pronto soccorso del Moscati di Aversa.
Grumo Nevano, la storia di Maria: perde due dita dopo diagnosi sbagliata
Dopo dieci ore di attesa, arriva la prima diagnosi medica: è vasculite, un’infiammazione a carico dei vasi sanguigni. I medici le dicono di andare all’ospedale di Caserta per poterla curare al meglio, lei però non ci va. Il padre che fino in quel momento non l’ha mai lasciata sola decide di trasportarla in auto all’ospedale Cardarelli.
Una dottoressa del nosocomio partenopeo riconosce subito i sintomi della meningite – poi confermata – e suggerisce ai familiari di Maria di non perdere tempo e di recarsi subito al Cotugno di Napoli.
Il calvario
Per Maria comincia un vero e proprio calvario: amputazione delle due dita, perdita dei tessuti alle gambe. Ricoveri, in cui lotta tra la vita e la morte, e altre due operazioni chirurgiche per cercare di ripristinare i tessuti danneggiati dall’infezione.
Lunghe passeggiate oggi non ne può fare. Svolgere le attività più semplici come aprire un barattolo è una vera fatica. Quelle cicatrici sul corpo sono ancora impresse nell’anima. E la rabbia è ancora forte.
Il Tribunale di Napoli Nord ha emesso di recente una sentenza in cui condanna l’Asl Caserta al risarcimento danni nei confronti di Maria, oggi 28enne pari a 80mila, grazie a una perizia decisiva eseguita sul caso Iavarone dallo studio legale Olmo, di cui è titolare l’avvocato Luciano Palermo, che è stata accolta in pieno dai giudici.