È morto Matteo Messina Denaro. Il boss di Cosa Nostra aveva 61 anni e da tempo era malato di tumore al colon. L’ex super latitante era ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila, dove era finito in coma irreversibile.
È morto Matteo Messina Denaro: il boss di Cosa Nostra aveva 61 anni
I medici avevano sospeso l’alimentazione, dopo che le condizioni si erano aggravate giovedì per via di un sanguinamento e un collasso, coi parametri vitali compromessi.
Al capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila ad aprile. È stato proprio il cancro al colon a portare i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce del padrino riuscito a sfuggire alla giustizia per 30 anni.
“Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia“ così durante un interrogatorio di fronte ai magistrati di Palermo, oggi reso pubblico, perché inserito nella documentazione con cui la procura ha chiesto la chiusura delle indagini per il medico Alfonso Tumbarello, accusato di avere favorito la sua latitanza.
Le stragi
Messina Denaro fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di Vincenzo Milazzo (capo della cosca di Alcamo), che aveva cominciato a mostrarsi insofferente all’autorità di Riina. Dopo pochi giorni dopo, strangolò barbaramente anche la compagna di Milazzo, Antonella Bonomo, che era incinta di tre mesi: i due cadaveri furono poi seppelliti nelle campagne di Castellammare del Golfo.
Il superlatitante è ritenuto responsabile anche della Strage dei Georgofili a Firenze avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 nei pressi della Galleria degli Uffizi, nella quale morirono cinque persone in seguito all’esplosione di un’autobomba. Per la giustizia italiane è stato mandante anche della strage di via Palestro a Milano, avvenuta il 14 maggio 1993, quando un’autobomba uccise cinque persone.
Si è risaliti a Messina Denaro anche per l’attentato di via Fauro a Roma, quando, il 14 maggio del 1993, un’autobomba esplose nei pressi della casa del giornalista Maurizio Costanzo, all’epoca molto impegnato nella lotta alla mafia. Sia Costanzo sia la moglie Maria De Filippo rimasero illesi, ma ci furono 24 feriti.
Nel novembre 1993, infine, il piccolo Giuseppe Di Matteo a soli 12 anni fu sequestrato su ordine di Messina Denaro per costringere il padre Santino a ritrattare le sue rivelazioni sulla strage di Capaci: dopo 779 giorni di prigionia, il piccolo Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere sciolto nell’acido.