Il consigliere comunale neo borbonico, Lorenzo Grasso, non ha condiviso il gesto del Prefetto di Napoli, dottoressa Gerarda Pantalone, di aver ordinato la rimozione della bandiera delle Due Sicilie dalla sede del Comune di Pimonte (Monti Lattari). Il suo disappunto lo ha manifestato in Consiglio comunale, esponendo in aula il vessillo borbonico. Prima che iniziasse l’assise, Grasso ha chiesto la parola al presidente del Consiglio comunale, Antonio Mauriello, per spiegare le ragioni della sua protesta simbolica.
“Sulla sede della Regione Sardegna sventola la bandiera dei quattro mori – ha detto Grasso – e non succede niente; sulla sede della Regione Veneta si può esporre il gonfalone di San Marco e non succede niente; dalle nostre parti, invece, accade che un sindaco esponga sulla sede del Comune la bandiera delle Due Sicilie , unitamente a quella dello Stato italiano , e si scatena il putiferio. Questo non deve più accadere, perché il vessillo borbonico non è quello dell’Isis. Perciò, nel prossimo Consiglio comunale, proporrò un punto all’ordine del giorno per esprimere formalmente solidarietà al sindaco di Pimonte e, nel contempo, di chiedere al Prefetto di Napoli di fare un’interpellanza presso il Ministero dell’Interno per chiedere l’autorizzazione ad issare anche la bandiera del Regno delle Due Sicilie”.
A Calvizzano, grazie al consigliere comunale Lorenzo Grasso, il Movimento neo borbonico ha una sede e un discreto seguito. Da presidente della Commissione toponomastica, Grasso è riuscito nel suo intento: intitolare una nuova arteria cittadina (la strada che costeggia il tratto calvizzanese dell’Alveo Camaldoli) a Carlo III di Borbone.
Domenico Rosiello