21 settembre 2024

Napoli. Curato con lo sciroppo, ma aveva il Covid-19: Luigi muore dopo 22 giorni di agonia

E’ stato curato con un po’ di sciroppo, senza che nessuno dei medici si preoccupasse di disporre il tampone. E’ la storia di Luigi Starita, di Piano di Sorrento, morto lo scorso 30 marzo al Loreto Mare, raccontata dalla figlia Viviana al Mattino.

Curato con lo sciroppo, ma aveva il Covid-19

Un’agonia durata 22 giorni, con la beffa finale: solo quattro ore dopo il decesso, al Loreto Mare, l’Asl decide di fare il tampone e così si scopre che Luigi Starita era positivo al coronavirus.

Tutto ha inizio lo scorso 8 marzo. Starita ha febbre e tosse. Al telefono, il medico di famiglia si limita a tranquillizzare la famiglia di Luigi Starita, dicendo che a Piano o in altri comuni in costiera non ci sono malati di Covid, quindi c’è poco da preoccuparsi.

Sei giorni dopo la situazione degenera, il medico – sempre al telefono – prescrive infiltrazione di Rocefin e Bentelan, senza però ritenere indispensabile il tampone o il ricovero in ospedale, ma soprattutto senza mai fare una visita personale del proprio paziente.

La famiglia di Luigi, si legge sul Mattino, prova a contattare la guardia medica di Meta di Sorrento. Arrivano due sanitari in casa di Luigi Starita, indossano la protezione individuale in giardino, si limitano a constatare l’esistenza di una bronchite e a disporre una cura a base di sciroppo sedativo e vitamina b. Anche in questo caso, niente tampone.

Nel frattempo le condizioni di Luigi Starita si aggravano. E’ il 19 marzo quando i familiari chiedono aiuto al 118. I sanitari, giunti a casa di Starita, non escono dall’auto, si limitano a chiedere alla figlia di andare ad acquistare una bombola di ossigeno. “Da sola – spiega la figlia Vivana al Mattino – ho somministrato l’ossigeno a mio padre, tanto che fummo costretti di lì a poco a chiamare di nuovo il 118“.

Il ricovero

Questa volta i sanitari arrivano muniti di protezione, scatta il ricovero in ospedale a Sorrento. I medici gli fanno una radiografia e lo sottopongono al tampone, che viene spedito al Cotugno. Ma non è tutto: la famiglia viene informata del fatto che mancano medicinali antivirali, spingendo la figlia a fare una ricerca personale con tanto di pec ai carabinieri e al prefetto per la consegna.

Passano i giorni, ma le condizioni di salute di Luigi Starita peggiorano. E’ il 24 marzo quando la vittima viene trasferita al Loreto Mare. Pochi giorni dopo Luigi non ce la farà. A distanza di 4 ore dal decesso, l’Asl informa la famiglia che il tampone aveva dato esito positivo e che doveva scattare la quarantena. Troppo tardi. Ora i familiari, rappresentati dai loro legali, chiedono al pm di ottenere il sequestro delle cartelle cliniche.

 

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