20 settembre 2024

Elezioni 2022, quando avremo un nuovo governo: tutte le prossime tappe

Con la vittoria di Fratelli d’Italia l’Italia si tinge di blu, anche se al Sud ottiene la maggior parte dei consensi il Movimento Cinque Stelle.

Elezioni 2022, quando avremo un nuovo governo: tutte le prossime tappe

Con oltre il 25% dei voti la leader Giorgia Meloni potrebbe diventare la prima premier donna nella storia italiana. Tuttavia, servirà qualche settimana per la formazione del nuovo governo. Dopo le elezioni si attende qualche giorno per la proclamazione degli eletti da parte degli uffici elettorali presso le Corti d’Appello. Questo passaggio, però, potrebbe richiedere più tempo per via della legge che ha “tagliato” i parlamentari portandoli da 945 a 600.

Intanto, la data della prima seduta delle camere è già stata fissata: i nuovi deputati e senatori si riuniranno infatti il 13 ottobre per la proclamazione dei nuovi eletti e per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. A presiedere la prima seduta potrebbe essere Silvio Berlusconi, per via della sua età: secondo i regolamenti del Senato, il presidente provvisorio spetta al parlamentare più anziano. Il Cavaliere ne ha infatti 86 anni, ma in pole position c’è anche la senatrice a vita Liliana Segre.

L’elezione del presidente del Senato

L’elezione di Camera e Senato differiscono l’uno dall’altro. A Palazzo Madama si definisce tutto entro il quarto scuorino: primo e secondo voto sono a maggioranza assolute dei componenti; il terzo voto è maggioranza assoluta dei senatori presenti. Se nessuno raggiunge la maggioranza, si procede al ballottaggio.

Discorso diverso per Montecitorio. Alla Camera al primo scrutinio servono i 23 dei componenti, al secondo e terzo voto il quorum si abbassa a 23 dei votanti, dal quarto scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta dei voti. Dal 1948 ad oggi non è mai stato superato il quinto scrutinio. Quindi, verosimilmente, l’elezioni dei due presidenti non dovrebbe andare oltre il 15 ottobre.

Consultazioni

La prassi vuole che dopo l’elezione dei due presidenti (Camera e Senato) il Presidente della Repubblica convochi le consultazioni. Queste potrebbero essere già aperte il 17 o il 18 ottobre.

I primi a salire sono gli ex presidenti della Repubblica (in questo caso probabile una telefonata con il presidente emerito Giorgio Napolitano), poi i due presidenti appena eletti e i rappresentanti dei partiti presenti in Parlamento. Solitamente vengono sentiti i capigruppo a cui normalmente si uniscono i leader dei partiti. 

Se il risultato è chiaro, allora si procede velocemente con l’incarico a un presidente del Consiglio. Se, invece, nessuna coalizione dovesse vincere in modo netto, più probabile che vengano fatti più giri di consultazioni, con il conferimento di incarichi esplorativi affidati dal Presidente della Repubblica ai presidenti delle Camere o preincarichi a esponenti di spicco istituzionali.

L’incarico al presidente del Consiglio

Una volta che il presidente della Repubblica conferisce l’incarico al presidente del Consiglio, questi solitamente accetta con riserva e conduce sue ‘consultazioni’ con i partiti disposti a sostenere il suo esecutivo. A questo punto si comincia a formare un programma e a mettere nero su bianco i nomi dei ministri. Se il risultato è netto di solito in uno o due giorni anche queste ‘consultazioni’ si concludono.

Se le consultazioni hanno esito positivo, allora il premier incaricato torna al Quirinale per sciogliere la riserva ed essere nominato presidente del Consiglio. All’uscita dallo studio alla Vetrata, dove ha appena parlato con il Capo dello Stato, il neopresidente del Consiglio legge la lista dei ministri. Il giorno dopo o anche poche ore dopo lo scioglimento della riserva, il presidente del Consiglio e i ministri giurano al Quirinale nelle mani del presidente della Repubblica.

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