Il Pip fa ancora tanto discutere in città. Nonostante una delibera di Consiglio comunale votata all’unanimità nella quale il sindaco Angelo Liccardo si impegnava a verificare e risolvere le criticità emerse e a trovare le soluzioni più opportune per chiudere una telenovela durata troppi anni, nonostante una mozione di censura nei confronti del Primo cittadino nella quale si deplora il suo comportamento omissivo, passata anche con i voti dei dissidenti di maggioranza, i cosiddetti “diguidiani” (seguaci dell’ex assessore provinciale Antonio Di Guida) ancora non sono stati chiariti i punti oscuri di “una faccenda” – come è scritto nella mozione di censura- infarcita di irregolarità, illegittimità e abusi”.
Quali sarebbero queste zone d’ombra, secondo i firmatari della mozione di censura?
Non risulta siano stati ancora effettuati i collaudi né delle infrastrutture né degli opifici; nessun chiarimento è stato fatto in merito all’area del comparto A che doveva essere ceduto al Comune e sulla quale il Concessionario avrebbe dovuto realizzare un Centro Servizi, un Centro Sanitario, un asilo nido e un multiboxes con funzione di incubatore d’impresa; non risulta sia stata rimessa alla Regione la rendicontazione sui finanziamenti concessi; nessuna azione è stata attivata nei confronti del concessionario, per i ritardi accumulati, visto che l’opera doveva essere consegnata nel 2011; per aver venduto gli immobili a ditte non inserite nell’elenco di quelle approvate; per aver consentito che molti immobili venissero rivenduti, contravvenendo alle disposizioni del regolamento; per aver consentito che molti immobili venissero dati in locazione; non si sa se la fideiussione accesa dal Concessionario sia ancora efficacemente in essere e per quale importo.
A distanza di circa 7 mesi dalla mozione di censura, ancora non si è mosso nulla.
Della fase esecutiva del Pip, a Marano, si è incominciato a parlare nel 1994, quando la prima amministrazione Bertini rispolverò un progetto datato 1893, il quale individuava nel Piano regolatore generale una zona di 140mila metri quadrati in via Marano-San Rocco (località Scannapapere) da adibire a uso industriale. La giunta Bertini commissionò uno studio di fattibilità dal quale emerse la suddivisione in 29 lotti: 29 da assegnare ad altrettante industrie, più due di servizi. Un business di circa 50milioni di euro di cui 4,5 milioni elargiti dalla Regione per abbassare i prezzi dei capannoni e renderli più appetibili per gli imprenditori. Inoltre, il Comune ha rinunciato a incamerare almeno 2milioni di euro, esentando le costruzioni dagli oneri concessori su 500mila metri cubi.
Domenico Rosiello.