Nella mattinata odierna, personale del Comando Provinciale di Napoli ha dato esecuzione alla misura cautelare emessa dal G.I.P di Napoli su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di 21 persone indagate, a vario titolo, per aver fatto parte del clan camorristico Lo Russo (storicamente attivo nella zona cittadina di Miano e territori limitrofi oltre che nella zona della Sanità) .
Gli indagati sono chiamati a rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di tabacchi e lavorati esteri, di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di carburante e di favoreggiamento aggravato in relazione alla latitanza del capo clan Antonio Lo Russo, nonché alla latitanza di Carlo Lo Russo alias Lelle’ e di Russo Luigi.
Il provvedimento si fonda sugli esiti delle attività investigative svolte dai Carabinieri del Roninv di Napoli, da anni impegnati nelle indagini sul clan Lo Russo, che hanno seguito le tracce del latitante Antonio Lo Russo sino a giungere nell’aprile del 2014 alla sua cattura a Nizza, unitamente al cugino Carlo .
Grazie alle attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche) ai servizi di appostamento, accertamenti documentali, sopralluoghi e sequestri, attività investigativa incentrata per lo più su soggetti a vario titolo collegati al nucleo familiare del latitante ed ai suoi più fidati uomini, e’ stato quindi ricostruito da un lato il gruppo dei “fiancheggiatori”, dall’altro il ruolo di soggetti dediti in forma stabile e continuativa alle attività illecite del clan.
Inoltre è stato ricostruito come Antonio Lo Russo, benchè latitante e nonostante la lontananza dal territorio, abbia continuato a comandare il clan senza mai perdere il controllo delle decisioni strategiche, impartendo direttive e percependo i profitti delle attività illecite. Sul punto il materiale derivante dalle attività tecniche ha trovato conforto anche in plurime dichiarazioni di pentimento del padre Salvatore ed hanno delineato gli scenari attuali della reggenza del clan dei cosiddetti Capitoni .
Si è quindi dimostrata la condotta quanto mai perdurante delle condotte illecite per le quali ha già riportato condanna, anche oltre la data della sentenza di primo grado ( luglio 2012) e sino alla sua cattura . Al capo clan quindi, già detenuto in regime di 41 bis 0.P., è contestato il reato di cui all’art. 416 bis con ruolo di vertice per il periodo successivo alla sentenza di primo grado e sino alla sua cattura . Si è fatta piena luce sulle varie tappe della sua latitanza ( in Italia e all’estero) e sono stati individuati i soggetti ( sia napoletani sia stranieri ) che l’hanno resa possibile .
Sono state accertate anche altre condotte illecite poste in essere dai medesimi soggetti con continuità e sistematicità i cui introiti confluiscono nelle casse del clan Lo Russo . Da un lato si tratta della consolidata attività di spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio di Miano, dall’altro di traffici in forma organizzata di TLE e di Gasolio organizzati su scala nazionale grazie ai contatti con personaggi dell’est. Tra i destinatari del provvedimento oltre ad Antonio Lo Russo, figurano alcuni componenti del suo nucleo familiare tra cui Esposito Claudio ( zio della moglie Annalisa Gargano), Torre Pasquale e Davide Carlo ( cugino di Carlo Lo Russo ) ed alcuni soggetti apparentemente insospettabili ma legati da rapporti strettissimi con la famiglia Lo Russo quali Campaiola Giovanni e Forino Luigi .
Tra i soggetti colpiti dalla contestazione di partecipazione alla associazione dedita al contrabbando anche Gerardo Potenza, appartenente al gruppo di contrabbandieri della zona di Santa Lucia. Contestualmente alla misura restrittiva è stato anche eseguito, dal GICO di Napoli , decreto di sequestro preventivo di urgenza a mente, avente ad oggetto diverse società e relativi complessi aziendali ( operanti nella produzione e distribuzione di guanti, giocattoli e articoli per la casa, con punti vendita a Napoli e Latina, ed un centro scommesse ) nonché immobili siti in Napoli e Fondi, beni mobili registrati nonché conti correnti bancari e libretti di deposito, sulla base degli accertamenti patrimoniali eseguiti parallelamente alle indagini dei carabinieri, dal GICO di Napoli . Si tratta di un compendio patrimoniale che si aggira intorno ai 20 milioni di euro